Sergio Sablich era socio del CAI, una figura colta e simpatica, oltre che competente, sparisce dal paesaggio musicale italiano..
Abbiamo oggi ricevuto questa lettera della sorella Marina
Cari Amici,
Vorrei ringraziare di cuore Attilia, e tutti gli amici del CAI per il ricordo di Sergio Sablich che avete pubblicato sul vostro sito e per aver divulgato l’intervista che Sergio ha rilasciato in occasione della sua tristissima vicenda al Teatro La Scala.. Come ho detto ad Attilia per telefono, noi siamo purtroppo certi che le vicende dell’ultimo anno della sua vita hanno inciso duramente sul suo spirito ed in particolare sul suo fisico, contribuendo a riempirlo di tensioni, quelle stesse tensioni che non gli hanno certo garantito vita lunga e felice. Ma nessuno, in questa vicenda Scala, ha avuto il coraggio di nominare Sergio : qualcuno avrà forse pensato ( non voglio neanche pensare che lo abbia sperato ) che la fine di mio fratello potesse portare con sè anche le polemiche o le possibili accuse: in effetti credo che Sergio si sarebbe alla fine ritirato di buon grado, magari sfogando la sua impotenza davanti alle ingiustizie scrivendo un altro bellissimo libro o dedicandosi con più fervore alle sue bellissime trasmissioni alla radio.....
Ma è doveroso da parte nostra dire almeno che Sergio stesso ha parlato in più di una occasione di danni alla sua immagine ed in particolare di “ danni biologici” , derivanti da questa esperienza per lui dolorosa. Triste presagio che ci lascia ancora più vuoti e silenziosi , mentre cresce in modo esponenziale la voglia di sapere e di capire.
Nell’immediato, l’unica cosa che posso fare è quella di iscrivermi al vostro Club, se mi volete: mi sembra che insieme a voi potrò ricordare Sergio e stare bene.
Grazie ancora, sarò a Ferrara al Flauto Magico: sarà un piacere immenso conoscervi!